Basilica di S.Antonino
Piacenza

La basilica

Chiesa di Sant'Antonino Una prima basilica fu eretta tra il 350 e il 375 al tempo di S.Vittore, primo vescovo di Piacenza, probabilmente nell'area dell'attuale transetto.
E' intitolata a S.Antonino, patrono della città, i cui resti furono traslati verso la fine del IV secolo nella basilica dall'ipogeo che oggi si trova sotto la chiesa di S.Maria in Cortina. Insieme a quelli di S.Vittore sono ancora conservati in un'urna sotto l'altare maggiore.
Probabilmente ebbe il ruolo di cattedrale fino al IX secolo.
Nel corso dei secoli fu più volte ampliata, trasformata e restaurata. Il risultato è una singolare disposizione planimetrica, a croce latina rovesciata, con alta torre ottoganale all'incrocio delle navate e l'accostamento di volumi e stili diversi che tuttavia la rendono tra le più interessanti testimonianze archittettoniche di Piacenza.
Fu ricostruita una prima volta nel 870, forse a pianta centrale sormontata da un tiburio quadrato. Durante le invasioni ungare della prima metà del X secolo la basilica, ancora al di fuori della cinta muraria, riportò gravi danni.
Nel 1004 fu ricostruita e ampliata sotto il vescovo Sigifredo, con elevazione della torre ottogonale e dei transetti.
Nel 1183 ospitò i delegati dei Comuni e dell'imperatore Federico Barbarossa per i preliminari della pace di Costanza.
Attorno al 1230 venne sistemata la facciata nord e nel 1350 prolungato il transetto sinistro con la costruzione dell'atrio detto "Porta del Paradiso" su progetto di Pietro Vago.
Nel 1483 venne edificato il chiostro di cui restano 3 lati, e nel 1495 il soffitto il legno a capriate fu sostituito da volte in stile gotico.
Nei secoli successivi vennero operati nuovi interventi, che modificarono soprattutto l'interno, quali la costruzione dell'abside rettangolare e le cappelle laterali.
A metà ottocento i capitelli furono rivestiti in stile neogotico floreale.
Tra il 1925 e il 1930 fu la volta dei lavori di restauro affidati all'architetto Arata che, nel tentativo di riportare la chiesa all'aspetto originario, operò alcune demolizioni e ricostruzioni tra cui l'abbattimento di due cappelle cinquecentesche e la rimozione del portale barocco della facciata di piazza.
Numerose sono le opere d'arte conservate all'interno della chiesa, tra cui affreschi di Camillo Gavasetti e tele di Roberto De Longe.
Nel museo sono conservati antifonari miniati della fine del XV secolo, antichi manoscritti tra cui uno risalente all'840 di re Lotario, argenterie, reliquari e dossali del Quattrocento. Importante anche l'archivio capitolare con pergamene dal VII al XIV secolo.

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